L’importanza della fisioterapia in seguito ad intervento di osteotomia del calcagno
Il recupero post-operatorio dall’osteotomia del calcagno e l’importanza della fisioterapia.
L’osteotomia del calcagno è un intervento chirurgico che viene eseguito per correggere una deformità del tallone; generalmente la condizione più comune che viene trattata con l’osteotomia del calcagno è il piede piatto, che può causare dolore, affaticamento e difficoltà a camminare. L’intervento viene eseguito in anestesia generale o spinale. Il chirurgo effettua un’incisione sul tallone e procede a tagliare l’osso del calcagno in modo da correggere la deformità. Dopo l’intervento, il piede viene immobilizzato con un gesso o un tutore per alcune settimane. Nella fase post-operatoria, la fisioterapia rappresenta una componente fondamentale
L’importanza fisioterapia in seguito all’intervento di osteotomia del calcagno
La fisioterapia è un componente essenziale del recupero post-operatorio dall’osteotomia del calcagno. La fisioterapia aiuta a ridurre dolore e infiammazione, migliorare la mobilità del piede, ricostruire la resistenza muscolare e prevenire la rigidità articolare. Il programma di fisioterapia viene ovviamente personalizzato in base alle esigenze individuali del paziente. In generale, la fisioterapia inizia nelle prime settimane dopo l’intervento e prosegue per un periodo di 2-3 mesi.
Il recupero post-operatorio dall’osteotomia del calcagno
Il recupero post-operatorio dall’osteotomia del calcagno è generalmente un processo graduale. Il paziente può iniziare a camminare con l’aiuto di stampelle o deambulatori nelle prime settimane dopo l’intervento. Man mano che il piede si riprende, il paziente può iniziare a camminare senza ausili. Nella fase post operatoria per recuperare la piena funzionalità del piede sono necessari un paio di mesi di fisioterapia in cui si agirà con la kinesi attiva e passiva per il recupero dell’ipotrofia muscolare.
La differenza tra kinesi attiva e kinesi passiva
La kinesiterapia attiva è un tipo di terapia del movimento in cui il paziente è il motore del movimento. Il paziente esegue gli esercizi da solo, senza l’aiuto del fisioterapista. La kinesiterapia attiva è utile per migliorare la forza, la resistenza e la coordinazione muscolare. La kinesiterapia passiva, invece, è un tipo di terapia del movimento in cui il fisioterapista è il motore del movimento. Il fisioterapista esegue gli esercizi sul paziente, che non partecipa attivamente. La kinesiterapia passiva è utile per migliorare la mobilità articolare, ridurre il dolore e prevenire la rigidità articolare.